I wanted to fly in that airplane
Mar. 30th, 2021 07:15 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
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“È la prima volta che prendi un aereo, Taehyungie?”
Taehyung annuisce nel momento in cui Jimin si lascia andare sulla sedia accanto alla sua, le braccia spavaldamente poggiate sullo schienale e le gambe alzate per poterle poggiare sul trolley che si porta dietro da stamattina. La sua voce ha ancora una tinta soffice, assonnata, e Taehyung sa che Jimin non è affatto un tipo mattiniero – ha imparato a capirlo dal modo in cui Jimin lo sveglia ogni giorno per andare in classe, scuotendolo con poca forza e arrendendosi quando Taehyung lo tira sotto le coperte vicino a sé, per altri cinque innocui minuti di riposo – e per questo apprezza ancora di più il fatto che abbia avuto il pensiero di sederglisi accanto, probabilmente notando il modo in cui Taehyung continua a torturarsi le mani e a lanciare occhiate preoccupate verso la vetrata davanti a sé, in cerca di rassicurazione negli aerei che spiccano il volo e in quelli che atterrano, con lo sfondo incantevole dell’alba che inizia appena a sorgere tra tutti quei cavi e quelle piste enormi, tingendo il cielo di un rosa pallido che si mischia immediatamente all’azzurro chiaro del mattino.
“Oh, hyung, persino io ho fatto un volo prima di te?”
Stavolta è la voce squillante di Jungkook a raggiungerlo, e Taehyung può vedere il suo viso spuntare tra la propria testa e quella di Jimin, gli occhi vispi e grandi, un cappellino a coprirgli tatticamente i capelli disordinati – a differenza di Jimin, Jungkook non ha nessun problema ad alzarsi presto, probabilmente anche grazie alla sua terribile timidezza che lo fa entrare in doccia agli orari più assurdi, solitamente ben oltre mezzanotte o molto prima dell’orario di lezione, per evitare che gli altri hyung possano disturbarlo o giocargli brutti scherzi tipo nascondergli i vestiti da qualche parte.
Taehyung sente una punta d’invidia, a sapere di essere l’unico tra tutti loro a non aver mai volato da nessun’altra parte – la sua reputazione di sempliciotto di Daegu che ha da sempre vissuto in una fattoria non sembra abbandonarlo nemmeno per situazioni di questo genere. Non ha mai lasciato la Corea – ha a stento lasciato il suo paesino per trasferirsi nei dormitori di Seoul – e il pensiero di dover andare così lontano dai suoi genitori, ancora più lontano di prima, gli mette un peso inusuale nel petto, la nostalgia di casa più forte dell’eccitazione al pensiero di vedere posti nuovi.
Jimin sente la sua tensione e lo guarda preoccupato, prima di cingergli le spalle con un braccio, stringendolo a sé.
“Dai, Taehyungie! Jungkook ci porterà a mangiare del buon cibo in America, dato che lui c’è già stato, non è vero?”
Jungkook è colto alla sprovvista – e Taehyung non è nemmeno certo che il più piccolo conosca così tanti posti in cui mangiare bene, dato che quel ragazzino sembra vivere di spaghetti istantanei e spiedini d’agnello – ma annuisce lo stesso, le labbra che si stirano lentamente per mostrare i suoi denti da coniglio, e aggiunge la sua mano come leggero conforto sul braccio di Taehyung.
Ad avvicinarsi battendo le mani per attirare la loro attenzione, invece, è Seokjin, una consumata giacca di jeans legata in vita. Indica il terminal del loro volo, completamente vuoto eccetto per Namjoon e Yoongi che sono già lì davanti, ad aspettare il via per l’imbarco.
“Bimbi, è quasi ora. E per favore, siate più maturi di Namjoonie e non dimenticate niente.”
Jimin ride per l’espressione offesa di Namjoon, che anche a quella distanza ha sentito la voce di Seokjin e si è stretto ancora di più nel bomber che indossa, mentre si alza e si avvia a raggiungere gli altri. Taehyung è l’ultimo a mettersi in piedi, gli occhi che seguono le figure dei suoi due amici che adesso stanno giocando con la valigia di Jungkook, finché non sente la mano di Seokjin raggiungere la sua e fargli scivolare furtivamente qualcosa nel palmo: è un pacchettino di caramelle alla fragola, le sue preferite, e nella confezione speciale sono compresi anche dei piccoli adesivi di Pororo assolutamente adorabili – che Jungkook gli invidierà da ora fino alla morte, e gli darà un notevole vantaggio in quanto merce di scambio quando dovrà convincerlo a lavare i piatti al posto suo.
Taehyung alza lo sguardo per incontrare quello di Jin, che non perde tempo a fargli l’occhiolino e a mettere l’indice sulle labbra, shhh, prima di scompigliargli i capelli affettuosamente. C’è una muta complicità nel modo in cui lo guida verso il punto dove gli altri sono riuniti, e Taehyung sente un sorriso flebile crepitargli sulla bocca al pensiero di Seokjin che lo pensa tanto da comprargli qualcosa, mentre probabilmente stava strafogandosi di dolci alla caffetteria dell’aeroporto.
“Dov’è Hobi-hyung?” domanda Jimin, mentre Namjoon è impegnato a distribuire i biglietti a tutti loro con un’attenzione maniacale nel controllare i codici del loro volo.
“In bagno” risponde Yoongi, “dice che quello sull’aereo gli fa senso, e non riesce a resistere per– quante ore sono, esattamente?”
“Uh, tredici ore.”
E nel momento esatto in cui Namjoon parla, Taehyung torna a sentire la tensione irrigidirgli le ossa. Tredici ore sono veramente tante – e ha paura di passare tutto quel tempo a pensare, seduto immobile in un sedile duro perché ancora l’agenzia non ha abbastanza denaro per pagare un viaggio in comode poltrone di pelle. Non ci è più abituato perché la sua routine finora è sempre stata un susseguirsi di esercizi di canto fino ad avere la voce roca, coreografie da perfezionare in sala prove finché i muscoli non fanno troppo male, una cena veloce e poche ore di sonno, e di nuovo alzarsi, ripetere, dormire, l’estenuante vita da rookie appena dopo il debutto – ed è stata un’ottima cura per tenere lontano i pensieri che solitamente lo disturbano, soprattutto quando è da solo e gli mancano le carezze di sua madre, gli strilli di suo fratello e sua sorella, gli manca il tono gentile di suo padre che gli chiede come va, se a scuola è tutto okay, se gli hyung lo trattano bene.
Ma tredici ore sono quasi interminabili, e Taehyung ha già paura di non avere altra opzione che pensare, pensare, pensare, e sentire ancora una volta la mancanza di casa, così devastante nel suo corpo da ragazzino.
Taehyung sa che Yoongi e Namjoon hanno notato il suo cambio d’umore, perché Namjoon si ferma a guardarlo da sotto al cappuccio della felpa che ha alzato per coprire la chioma spettinata. “Taehyung-a…”, comincia, ma in quell’istante Taehyung sente qualcosa buttarglisi sulle spalle, sbilanciandolo appena e facendogli quasi perdere l’equilibrio. È Hoseok, e lo sente dal modo in cui lo stringe, le braccia avvolte attorno alla sua vita come se non volesse lasciarlo scappare. Lo sente dalla risata cristallina, che lo fa voltare per incontrare i suoi occhi attenti. Anche se è appena tornato dal bagno, Taehyung sa che Hoseok ha già compreso tutto ciò che sta accadendo dal solo modo in cui ha osservato gli altri attorno a sé e lo ha guardato poi – con dolcezza, la stessa che usa quando rimprovera Jimin di non aver mangiato tutto il piatto di jjajangmyeon, o quando rimbecca Jungkook per non aver chiesto un’ulteriore pausa durante gli allenamenti quando si sentiva stanco.
“Taehyungie si siede accanto a me! Abbiamo i posti vicini, vedi?” e gli mette sott’occhio tre biglietti, numero 26, 27, 28, “così possiamo rubare il pc a Yoongi-hyung, che sta nell’altro posto, e leggere tutte le imbarazzanti canzoni che scriveva quand’era più giovane.”
Il sorriso di Hoseok è contagioso, e Taehyung vede che anche Yoongi sta ridendo, nonostante abbia dato una pacca scherzosa e anche abbastanza potente alla spalla di Hoseok, “yah Hob-a! Oppure potremmo vedere i video di quando hai deciso di imparare la danza del ventre, sono decisamente più interessanti. Cosa ne dici, Taehyungie?”
Taehyung sente di non poterla trattenere, la risata che ha cominciato a fremergli nel petto, perché è abituato all’eterno battibecco tra Hoseok e Yoongi ma questa volta è ancora più affettuoso del solito, ha un calore ancora più familiare: Yoongi ha la battuta pronta e le sue dita gli sfiorano appena la mano, in un tocco silenzioso, e la voce di Hoseok gli trilla nelle orecchie come una campana allegra, ed entrambi lo guardano come se fosse la cosa più preziosa che hanno – no, tutti lo stanno guardando come se dovessero proteggerlo, il loro splendido Taehyungie che ride per la prima volta quella mattina con un pacchetto di caramelle alla fragola in tasca e il calore delle loro mani addosso. E le loro spalle si rilassano all’unisono, sospirano, si scambiano guardi vittoriosi come se avessero appena finito di registrare un pezzo. Così attenti ai suoi bisogni e alle sue paure come nessun altro – forse perché anche loro sono spaventati, in un modo o nell’altro, e trovano conforto in questo tenero caos che sono diventati i Bangtan.
“Sei di nuovo tra noi, Taehyungie.”
Sussurra Namjoon, proprio appena una voce sconosciuta dall’altoparlante annuncia che il loro gate è stato aperto, e potranno cominciare ad imbarcarsi.
Gli tende la mano, Namjoon, e Taehyung non esita ad afferrarla, stringendola forte in un muto segno di ringraziamento. Jimin gli si affianca, gli sorride senza stanchezza, e Jungkook si offre di portare il suo borsone con la scusa di allenare un po’ i muscoli delle braccia. Sente lo sguardo premuroso di Seokjin sul viso, ad assicurarsi che adesso sia veramente tutto a posto, e Hoseok e Yoongi sono appena dietro, e lo seguono mentre Namjoon li guida verso il check-in, le dita ancora intrecciate a quelle di Taehyung.
E Taehyung non ha più paura. Perché c’è la sua altra famiglia, ora, insieme a lui.